Mavrovo 2023
A tre anni di distanza dall’ultima spedizione, tre lunghi anni che, a causa della pandemia, hanno condizionato la continuità del Progetto che ebbe inizio a partire da una pre-spedizione nel 2016, Persephone Esplorazioni torna finalmente nella Repubblica della Macedonia del Nord. Una nuova spedizione, focalizzata principalmente sull’altopiano del Parco Nazionale di Mavrovo, ha partenza il giorno 23 Giugno e rientro previsto in Italia il 2 Luglio.
25-06-2023
Il viaggio comincia subito con un intoppo che costringe la carovana ad una prima variazione di programma. A causa di un lungo ritardo nei tempi di attraversamento dell’Adriatico, si arriva al campo base di Vrutok alle ore 2:00 del mattino del giorno 25 Luglio. Si decide quindi che, dopo appena qualche ora di riposo, due gruppi si recheranno a Mavrovo per ispezionare alcuni possibili grandi buchi individuati dal satellite, un terzo gruppo si recherà invece nella zona di Brodets – Strezimir, per esplorare più accuratamente e per fare il rilievo di una grotta particolarmente strutturata che avevamo individuato sul finire della spedizione del 2019.
Solo il gruppo composto da Alberto, Simone, Giacomo e Sefedin, riesce a rientrare al campo base con un risultato positivo, in quanto riesce a trovare le due grotte assegnate e a dare una rapida occhiata prima che nelle immediate vicinanze si abbattesse una tempesta di fulmini.
Il gruppo composto da Daniele F., Sofia e Fabio, poco distante dal primo gruppo, è accerchiato da fulmini e deve desistere prima ancora di scendere dall’auto. Non va meglio al terzo gruppo composto da Emma, Ilaria, Valeria, Grazia, Matteo, Andrea, Daniele C., Amedeo e Giampaolo perché sulla zona si abbatte un fortissimo temporale che condiziona tutta l’attività, l’ingresso della grotta si apre infatti su una parete e non è semplicissimo da raggiungere in condizioni meteo avverse.
26-06-2023
Siamo quindi al 26 Giugno ed è necessario cambiare ancora una volta i programmi; tutti contrattempi avuti sono stati inoltre motivo d’impedimento per un incontro programmato a Vrutok con un Prof. dell’Università di Skopje, attività concordata da tempo e utile ad un confronto per una eventuale collaborazione futura in ambito entomologico.
Si organizzano 3 squadre per tentare di chiudere le questioni lasciate aperte il giorno prima e si allestisce un campo avanzato su Mavrovo. Le aspettative sono alte.
Il gruppo costituito da Daniele F., Fabio, Sofia, Grazia e Daniele C., si concentra sui due grossi possibili ingressi che il giorno precedente non erano stati trovati per via della tempesta di fulmini; il gruppo costituito da Alberto, Simone, Valeria, Ilaria, Giacomo e Sefedin si organizza per un tentativo di scavo sui due inghiottitoi trovati il giorno prima; il terzo gruppo costituito da Emma, Andrea, Matteo, Amedeo e Giampaolo, torna a Brodets – Strezimir, zona molto interessante dal punto di vista geologico e che presenta numerosi segni di antica antropizzazione; durante una prima fugace battuta nel 2019 fu trovato infatti, tra tanti reperti ossei visionati, un osso di leone. La zona è a soli 2 km in linea d’aria dal Kosovo e, durante l’avvicinamento in auto, bisogna attraversare un check-point della polizia macedone.
La giornata corre liscia senza intoppi …si fa per dire; il primo gruppo raggiunge i buchi che si presentano, ancora una volta, come evidenti antichi inghiottitoi ma li trova completamente tappati da imponenti accumuli di materiale detritico. Al secondo gruppo invece si lavora come dei dannati sui due fronti, due scavi per tentare di trovare un po’ di aria, ma niente da fare. Il materiale detritico che occlude gli antichi passaggi dell’acqua è notevole, il lavoro richiederebbe moltissimo tempo e non ci si può permettere certo una lunga campagna di scavo.
Il terzo gruppo raggiunge la grotta e comincia a lavorare sulla documentazione (foto e rilievo), e sul campionamento biologico di fauna acquatica. Alla grotta viene dato il nome di Yoghi per via delle numerose tracce di frequentazione di orsi e perché in profondità vengono ritrovate delle nicchie che potrebbero essere riconducibili alla frequentazione dell’Ursus Spelaeus (le indagini sono in corso).
Il terzo gruppo rientra in serata al campo base, mentre gli altri due si riuniscono al campo avanzato.
Si era puntato molto sui buchi visti da immagini satellitari presenti su Mavrovo, ma ancora una volta Il massiccio non ci ha voluto permettere l’ingresso nel grande e più che probabile sistema ipogeo che, per via dei numerosi riscontri, crediamo possa essere custodito gelosamente al suo interno.
Il campo ormai è allestito ed i due gruppi decidono di fermarsi a dormire in quota, anche perché la stanchezza accumulata durante l’estenuante viaggio e le attività frenetiche dei giorni precedenti, comincia a farsi sentire. Il programma per il giorno successivo deve essere rimodulato nuovamente e si ricompongono nuove squadre per i lavori de giorni successivi.
27-06-2023
Siamo al giorno 27 Giugno, i gruppi sono ora 4.
Il gruppo composto da Daniele F., Emma e Grazia, hanno come obiettivo di raggiungere la grotta di Kalina Dupka per un campionamento biologico. Essendo già al campo avanzato decidono di attraversare tutto l’altipiano di Mavrovo nell’intento di raggiungere Lazaropoli, luogo in cui è situata la grotta, dall’alto e potendo così dedicarsi, per alcune ore, anche in ulteriori battute di ricerca sull’altipiano.
Il gruppo composto da Ilaria, Valeria, Fabio, Sofia e Daniele C. si dirige invece verso la grotta di Belul, sempre per attività di campionamento.
Il terzo gruppo composto da Simone, Giacomo e Sefedin si reca a visionare (e qualora vi fossero i presupposti, tentare di disostruire), un piccolo buco soffiante rinvenuto negli anni precedenti; tutti gli altri invece si dirigono verso Grotta Yoghi.
Si spera che il debito con la sfortuna sia stato saldato, ed invece no! La macchina del primo gruppo si infila in un canalone dal quale è difficilissimo trovare un’uscita se non con l’aiuto di un traino. Il Patrol di Alberto è a Belul e, dopo una serie di messaggi, nel pomeriggio e terminata l’attività di campionamento prevista in grotta, parte per l’operazione di soccorso che si risolve nel migliore dei modi.
Il gruppo che lavora alla Yoghi, termina il rilievo e la gran parte della documentazione fotografica.
E’ sera quando ci si vede al campo per poi andare a mangiare tutti insieme in un noto ristorante di Vrutok famoso per le sue freschissime trote e che tante volte ci ha rifocillati negli anni passati.
28-06-2023
Il giorno 28 Giugno Alberto, Giampaolo, Matteo ed Amedeo si prendono un giorno di riposo…le intense attività dei giorni sin qui trascorsi, li hanno cotti! Decidono quindi di accompagnare Daniele F., Ilaria, Grazia e Andrea a Lazaropoli; l’obiettivo è di arrivare a Kalina Dupka per mezzo di una strada più lunga ma decisamente più comoda rispetto a quella del giorno precedente ed effettuare così l’attività di campionamento programmata. La grotta è conosciuta da tempo ma scarsamente documentata.
In attesa che i ragazzi tornino dalla grotta, i quattro in giornata riposo si concedono uno stufato a base di maiale e funghi in un bellissimo e caratteristico locale di Lazaropoli, un piccolo paesino sperduto ed affascinante ed ultimo avamposto alle pendici sud del grande massiccio di Mavrovo. Dopo pranzo, tra una birra e l’altra, prendono confidenza con alcuni abitanti del luogo ed ottengono delle informazioni importanti su Kalina Dupka, che saranno riportate a breve. A volte un bel pranzo può aiutare davvero nelle esplorazioni, con il vantaggio di essere satolli!
Nel frattempo Ilaria, Daniele F., Grazia ed Andrea raggiungono Kalina Dupka percorrendo un ripido canalone tra imponenti faggi, una via abbastanza lunga ma senza alcuna asperità e più aperta tra la fitta vegetazione rispetto ad una traccia di sentiero presente. La grotta non è facile da ritrovare senza un punto GPS. Il versante che scende nella valle è così pendente che si corre il rischio di passare a poca distanza dalla grotta senza ritrovarla. La grotta si presenta esternamente come un basso ingresso ad arco da cui esce tantissima aria gelida. Una volta entrato, il gruppo si ritrova in un ampio salone dove sono presenti una infinità di ossa e molte ceneri di più fuochi accesi in diversi punti. La grotta prosegue in un’evidente galleria (unico punto da cui arriva l’aria). Dopo pochi metri la galleria assume sempre più l’aspetto di condotta, si fa sempre più bagnata e si snoda in diversi cambi di direzione con un’alternanza irregolare di passaggi più o meno ampi.
La grotta è molto bella, presenta degli pseudo-sifoni che fanno pensare che si possa comportare da risorgenza di troppo pieno in alcuni periodi. Il gruppo trova delle vecchie torce a cherosene abbandonate e un sottile cavo steso lungo ampi tratti della grotta; il cavo in alcuni punti è concrezionato al pavimento e spesso appoggia su un fango sabbioso e liscissimo che però non evidenzia nessun segno di passaggio o impronta. E’ quindi abbastanza evidente che la grotta si comporta sì da troppo pieno, ma lo scorrimento dell’acqua avviene probabilmente in maniera molto quieta e senza eventi di portata notevole e fenomeni di turbolenza, liscia il fango ma non asporta o spezza il sottile cavo.
Arrivati in una saletta si ode un rumore fragoroso che si avverte con ancora più vigorosità all’imbocco del primo pseudo-sifone; l’aria è tantissima. Passata la piccola pozza dove è impossibile restare asciutti anche solo per un cm2, i ragazzi raggiungono, bagnati fradici, un punto in cui incontrano un vivace e allegro torrente sotterraneo, responsabile della rumorosità che si avvertiva dalla salettina prima dello pseudo-sifone. L’aria arriva frontalmente lungo la bassa galleria dove scorre il torrente. Non è possibile percorrere quel tratto senza strisciare in acqua e senza permanere a lungo in essa…acqua ed aria sono veramente gelide. I ragazzi allungano lo sguardo più possibile fin dove si riesce di illuminare, riferendo poi la sensazione che la volta si alzi nuovamente e che si possa proseguire in maniera eretta. Il torrente invece prosegue il suo percorso sotterraneo sul suo letto di scisti e in una bassa condotta che potrebbe essere un ringiovanimento della condotta percorsa per arrivare sin lì. I ragazzi avrebbero voluto tentare di andare al fondo, ma così bagnati, ed immersi in quella corrente d’aria pungente, decidono che è meglio affrontare il rischio di passare in ambienti angusti con le giuste attrezzature. Si decide quindi di tornare al campo per organizzarsi meglio e ritornare attrezzati con le mute umide. Il gruppo finalmente si ricongiunge con gli altri in attesa davanti all’albergo – ristorante di Lazaropoli.
Dalle chiacchiere con i locali, intanto, si era venuti a conoscenza del fatto che le torce e il cavo, che scoprimmo era stato steso a mo’ di sagola, fossero state lasciate lì dal papà (ormai defunto) di un ragazzo che lavora in cucina al ristorante e che, cinquanta anni fa, da giovane, si avventurava nella grotta. Stiamo parlando dei primi anni ’70. Il padre raccontava al figlio della presenza di 9 laghi (probabilmente le pozze che si alternano di volta in volta lungo la bassa condotta). Mostriamo lui le foto scattate dal gruppo che vi era appena uscito e di cui lui conservava un lontano ricordo frutto dei racconti del padre, quelle immagini generano in lui un evidente entusiasmo e una sincera commozione. Mavrovo riesce sempre, nonostante tutto, ad emozionarci e sorprenderci.
Il resto della carovana, Emma, Simone, Valeria, Fabio, Sofia, Daniele C. e Giacomo, si concentra sulla Yoghi e sulle pareti ad essa adiacenti…è pieno di buchi, alcuni di essi difficili da raggiungere.
29-06-2023
Il Il 29 Giugno Emma e Daniele C., come da programma, ci salutano.
Si decide che un gruppo deve tornare a Kalina Dupka per una indagine un po’ più meticolosa; Alberto, Jeton, Valeria, Giampaolo e Matteo, preparano le mute e partono di buon mattino. La grotta è molto interessante e merita sicuramente altra attenzione per il prossimo anno.
Andrea, Amedeo, Grazia ed Ilaria si recano a Alilicia Cave per una attività di campionamento programmata di amorevoli ed interessanti bestioline acquatiche.
Riportiamo, a chiusura della relazione, la descrizione della Grotta di Amedeo Griffoni.
Il terzo gruppo composto da Daniele F. Giacomo, Simone, Fabio e Sofia, come da programma, resta a Vrutok per preparare un campo avanzato sui monti di Shar, da allestire in serata, in modo che il mattino seguente possano recarsi su una grotta che è già stata oggetto delle nostre attenzioni nel 2018 e che, per via di un incidente, non si era avuto modo di esplorare.
La zona è impervia e complessa da raggiungere anche con il fuoristrada, inoltre alcune pareti della catena montuosa visibili da Mavrovo sono ancora innevate e si prevedono quindi difficoltà aggiuntive. A causa di questa condizione inattesa, il gruppo, prima di intraprendere la strada di avvicinamento percorsa nel 2018, decide di confrontarsi con una persona di Gostivar che frequenta spesso quei monti e che avevamo saputo, fosse stato lassù recentissimamente. Il Gruppo lo raggiunge nel suo bar di Gostivar, dove viene accolto con un’ottima tazza di thè fatto con erbe di montagna da lui raccolte; vengono prese informazioni sulla strada e sull’itinerario migliore da percorrere in auto e si mette in marcia.
In serata si riceve comunicazione che i ragazzi hanno raggiunto il luogo previsto per l’allestimento del campo e che tutto è andato bene, che la strada è molto rovinata ed è percorribile solo con un ottimo fuoristrada, esattamente come indicato dal loro informatore.
Tutti gli altri rientrano in serata al campo base di Vrutok in modo che il mattino seguente si possa pulire e fare l’inventario, in vista della partenza prevista nella mattinata del giorno successivo.
Intanto i ragazzi a Shar, allestito il campo per passare la notte, si accingono a preparare la cena con degli “ottimi” cibi liofilizzati ed un’ottima bottiglia (questa davvero…) di Verdicchio, in un capanno di lamiera dismesso e utilizzato dagli operai che avevano qui costruito una captazione dell’acquedotto. Già pregustano una bellissima ma fredda serata sotto le stelle in quel luogo suggestivo e perduto, una valle circondata da antichi e maestosi boschi, dimora ideale di orsi e grandi mammiferi. La magia della serata viene però interrotta sul nascere da quella che passerà alla storia dei ricordi di Persephone come “la lunga notte di Shar” per la quale si ripoterà più avanti una descrizione a cura di Daniele Ferranti, qualora qualche lettore volesse placare la propria curiosità.
30-06-2023
Il giorno 30 Giugno i ragazzi che hanno trascorso la notte a Shar, di buon mattino, intraprendono il cammino verso la grotta percorrendo valli molto strette che compromettono anche l’utilizzo del GPS.
Il segnale è scarso e rimbalza da una parte all’altra delle valli e la stanchezza gioca loro un brutto scherzo…imboccano la valle sbagliata che li porterà sul monte opposto a quello dove si trova l’imbocco della grotta. Quando finalmente il segnale di ricezione diventa buono e stabile, è troppo tardi; purtroppo hanno sin lì percorso un lungo ed impegnativo sentiero e si è fatto molto tardi. Per raggiungere la grotta avrebbero dovuto discendere un ripido pratone sino alla valle sottostante e risalire sul versante opposto. I tempi si sarebbero allungati di almeno 5-6 ore rispetto alla tabella di marcia e, anche se fossero riusciti a raggiungere la grotta nei tempi appena indicati, sarebbe stato inutile perché non avrebbero avuto a disposizione tempo necessario a svolgere nessuna attività, con l’aggravante di non riuscire ad essere in tempo utile al campo Base il mattino seguente, giorno previsto per il rientro in Italia. Ancora una volta Shar e la grotta Tyche (Fortuna) ci hanno giocato un dispettuccio e ci sfuggono. Il gruppo decide quindi di tornare al campo e di imboccare nuovamente il lungo sentiero che conduce alle tende e al fuoristrada, delusi per l’errore, ma felici di aver avuto la possibilità di fare quel lungo trekking in quel luogo stupendo, intatto e immerso in un silenzio incantato.
Al loro rientro al campo le prime parole sono state: “il prossimo anno saremo lì in cima, dal primo giorno!”
01-07-2023
Questa È il 1 Luglio ed è ora di caricare i mezzi per affrontare i tanti km che ci separano dal porto di Igoumenitsa per l’imbarco verso Ancona. Ma le sorprese non sono ancora finite.
Durante il trasferimento in auto arriva la comunicazione dalla Compagnia Marittima, che la nostra nave non è più disponibile e ci vengono offerte due possibilità: o ci si imbarca all’una del 2 (in Italia siamo un’ora indietro) con arrivo al porto di Brindisi, oppure la nave per Ancona parte 10 ore più tardi. Presi dallo sconforto si opta per la prima soluzione, con la consapevolezza di dover affrontare altri 500 Km in auto una volta rientrati in Italia.
Domenica 2 Luglio, intorno alle ore 18:00, si è tutti a casa.
PARTECIPANTI – Alberto Di Fabio, Amedeo Griffoni, Andrea Gianangeli, Daniele Colantoni, Daniele Ferranti, Emma Galmarini, Fabio Massimo Mariani, Giacomo D’Ettorre, Giampaolo Bellesi, Grazia Bruffa, Ilaria Vaccarelli, Jeton Osmani, Matteo Tartaglini, Sefedin Arslani, Simone Risi, Sofia Carnevalini, Valeria Miele.
Note del Capo Spedizione
Il bilancio di questa esplorazione è, nonostante tutte le disavventure, sicuramente positivo. Sebbene ancora molto ci sia da fare, quello che più mi riempie di gioia, è l’aver visto da parte dei nuovi soci, tanto entusiasmo, umiltà e voglia di fare e non di strafare. Il mio unico obiettivo dichiarato prima della partenza era quello di tornare in Italia con una grotta in meno ma con un Gruppo con la G maiuscola, sul quale contare per le prossime esplorazioni. Sono fiducioso di essere riuscito nell’intento.
Ringrazio tutti i partecipanti, senza i quali, quest’avventura non sarebbe stata possibile.
NOTA: i momenti ludici sono stati allietati dal brano “Alghero” di Giuni Russo.
Ed è già ora di pensare alle prossime esplorazioni.
Alberto Di Fabio
“La lunga notte di Shar”
Il Appena arrivato il buio intravediamo dei fari sopraggiungere dalla strada sulla sponda opposta del torrente, strada che ci era stata sconsigliata dal nostro “informatore” incontrato a Gostivar. In un primo momento pensiamo che possano essere delle guardie forestali o del Parco. I fari arrestano la loro marcia proprio a ridosso del torrente e distinguiamo nettamente una lunga discussione incomprensibile per via della distanza e della lingua, il tono è però chiaramente animoso e accompagnato da un insistente armeggiare. Dato l’ora tarda pensiamo che possa trattarsi di cacciatori di frodo, molto frequenti in quelle zone, che stanno valutando come attraversare quel guado. Il silenzio viene continuamente rotto dal rombo del motore, violente sgasate, al temine dei quali si sente un gran vocio dai toni concitati. Appare chiaro che, chiunque sia, si trovi difficoltà. Dopo varie considerazioni, la pietas prende il sopravvento e decidiamo di avvicinarsi per capire cosa possa essere accaduto. Attraversiamo il torrente passando sopra un ponticello precario fatto con assi di legno e realizzato presumibilmente durante i lavori di cantiere. Troviamo un Volkswagen Touareg in buonissime condizioni ma tutt’altro che preparato per certe situazioni; è appoggiato completamente con il pianale a terra con le quattro ruote sospese. A bordo due giovanotti in maglietta e calzoncini che, avventuratisi in quel giro notturno sui monti ed in cerca di “emozioni forti”, ci dicono di essere venuti a provare le gomme nuove del fuoristrada, non avevano ora la più pallida idea di come uscire dalla situazione in cui si erano andati a cacciare. Decidiamo di dar loro una mano e, dopo averli invitati a seguirci a piedi per recuperare delle assi abbandonate al capanno, tentiamo di risolvere quel grosso pasticcio. Passando davanti alle nostre tende già montate, il giovane macedone, con aria sorpresa, ci fa capire che siamo dei pazzi a campeggiare nelle valli dove vive l’orso… nonostante indossi calzoni aderenti, magliettina di Louis Vuitton tarocca e bianche scarpe da tennis e, insomma, pecchi indiscutibilmente di credibilità in quel contesto, forse ha ragione…
Tornati con le assi all’auto, iniziamo a infilarle sotto le gomme del fuoristrada in più punti; sotto le ruote scorre tranquillo il torrente in questa silenziosa notte stellata. Dopo vari tentativi e decine di sgasate per tentare di liberarla, desistiamo; le gomme nuove sono ormai belle segnate e la spalla è rischio rottura, il pianale sempre poggiato a terra, le ruote sospese, inutile continuare i tentativi consumando inutilmente carburante e, soprattutto, disturbando la quiete notturna di questo luogo bellissimo e incantato.
Ci confrontiamo:
“…Potremmo utilizzare il Patrol per provare a tirarli di peso verso il basso e verso la nostra sponda…”
“ …Il torrente è comunque ampio 7-8 m e anche bello alto qui in questo tratto…” “…Anche se con il Patrol riusciamo a disincagliare il loro mezzo lavorando di traino, i due sfigati, per raggiungere la strada più “comoda” da noi percorsa per raggiungere questo posto devono necessariamente guadare il fiume di portata tutt’altro che scarsa, come lo passano poi?…”
“… Se lo disincagliamo tirando verso il basso si troverebbero poi a ridosso del torrente… non ci sarebbe proprio spazio nemmeno per fare manovra e tentare di risalire dalla strada dove sono scesi… devono per forza guadare il fiume poi…”
“Tentare di trainare il Touareg oltre la sponda opposta è un’operazione troppo rischiosa, per loro e per noi…meglio non rischiare… abbiamo degli obiettivi da raggiungere domani e tempi troppo stretti e, soprattutto, se incontriamo un problema noi siamo davvero spacciati.. tra un giorno con quest’auto dobbiamo ripartire per rientrare in Italia, fare 500 km per raggiungere Igoumenitsa ed imbarcare, se ci blocchiamo qui è un grosso problema!!…”
Siamo d’accordo, non vi è alcuna possibilità di soluzione migliore se non quella di attendere il mattino, contattare qualcuno che possa venire in soccorso dei due e che dopo averli raggiunti con un fuoristrada adeguato ed equipaggiato con verricello, inizi a trainarli.
Salutiamo i due macedoni e ci congediamo dopo aver permesso loro di ricaricare i telefoni cellulari scarichi con le nostre power-bank, ahimè gli sventurati erano davvero sprovveduti!!
Ci saremmo rivisti al mattino e, se il loro telefono non avesse avuto rete sufficiente, avremmo permesso loro di chiamare un loro contatto con il nostro satellitare in modo che qualche loro amico che si sarebbe potuto attivare per il recupero.
Alla fine, con buona pace, anche i macedoni hanno dovuto cedere all’idea di dormire accampati nelle valli dell’orso… e nonostante tutto sono vivi.
Daniele Ferranti
Grotta Alilica
La grotta di Alilica è una risorgenza attiva che si apre in calcari giurassici di buona permeabilità, fratturati, al culmine di una vallecola che si insinua nel cuore dell’altopiano di Mavrovo.
Sul fondo della gola scorre un torrente di buona portata, fatto questo sicuramente legato all’alimentazione di una serie di risorgive che drenano il massiccio sovrastante.
La grotta è ampia, con saloni occupati da detriti e sabbia trasportata dal torrente che vi scorre all’interno.
E’ caratterizzata da un piano superiore fossile, ben concrezionato. Dopo la terza sala un imponente lago-sifone ne sbarra la continuazione. Speleosub francesi hanno percorso la parte allagata esplorando altre sale al di là del sifone. Non ci risulta documentazione di tale esplorazione.
Amedeo Griffoni