Mavrovo Caving Project 2018

Grotta Ubavica

Un modello di riscoperta, valorizzazione e turisticizzazione speleologica

La spedizione “Mavrovo 2018” è stata indubbiamente la più complessa delle tre sin ora effettuate in territorio Macedone; un’importante quanto gratificante attività si è affiancata, infatti, al progetto “Mavrovo” nell’ultimo anno. Da Maggio 2018, infatti, Persephone Esplorazioni collabora con il Gruppo Speleologico macedone Korabi ed il comune di Gostivar alla realizzazione di un progetto biennale che rientra nel Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP – United Nations Development Programme), dal titolo: “Empowering local actors to explore, research and conserve natural heritage of Cave Ubavica”.

Il progetto promosso dal Ministero dell’Ambiente Macedone, realizzato dall’UNDP e finanziato dall’Unione Europea, nell’ambito di un programma di interventi per lo sviluppo sostenibile e la tutela di alcune aree specifiche e parchi della Macedonia, ha come obiettivo appunto quello di valorizzare, tutelare e studiare la grotta di Ubavica, situata nei pressi del villaggio di Gjonovica. Attraverso le analisi in situ e in collaborazione con laboratori specializzati, insieme alla documentazione prodotta sulla grotta, si vuole istituire un vero e proprio laboratorio didattico permanente, in cui si possano realizzare iniziative ed attività su tematiche ambientali rivolte principalmente a bambini e ragazzi. Mediante esperienze pratiche in grotta, promosse e organizzate dal gruppo Korabi, si cercherà di contribuire alla formazione di una coscienza collettiva più profonda dell’ambiente che ci circonda e dei delicati equilibri che lo determinano.

attività di campionamento geologico e biologico (sinistra),

rilievo 3D con laser scanner nella  Grotta Ubavica (destra)

Nell’ambito del progetto, l’Associazione Persephone si è resa disponibile a svolgere numerose attività. È stato realizzato un vero e proprio Corso di Introduzione alla Speleologia rivolto a nuovi speleologi locali con lezioni frontali ed una serie di palestre ed uscite in Grotta. Questo ha permesso di potenziare l’organico del “neonato” gruppo Korabi, al fine di migliorarne le capacità individuali e favorire una più intensa attività speleologica nell’ area in futuro.
In questo contesto l’Associazione si è inoltre resa disponibile per la traduzione in lingua Macedone ed Albanese del manuale “Appunti di Tecnica”, edito dalla Società Speleologica Italiana (di cui se ne ringrazia la disponibilità). Questo strumento sarà sicuramente molto utile in futuro per diffondere in territorio Macedone la metodologia di insegnamento ai corsi e le tecniche speleologiche di base.
Inoltre, sono state svolte una serie di attività specifiche relative alla grotta di Ubavica, tra cui campionamenti geologici, campionamenti di materiale biologico e microbiologico, e non per ultimo analisi per determinare la caratterizzazione chimico-fisica delle acque.
È stato fornito, infine, un supporto per la realizzazione di un rilievo in 3D mediante Laser Scanner. Lo scorrimento, l’altezza, e la temperatura dell’acqua presenti nella grotta hanno reso le operazioni non affatto semplici. C’è però sicuramente molta soddisfazione per il risultato conseguito, dato che il rilievo 3D prodotto potrà essere utilizzato per ottenere di un Virtual Tour della grotta, estremamente utile per attività didattiche con persone disabili o che non possono accedere al sito.
Per quello che concerne l’aspetto delle analisi della parte vivente della grotta, sono stati effettuati rilievi delle patine microbiologiche viventi sulle pareti dell’ambiente ipogeo. Ciò è stato effettuato al fine di caratterizzarne la diversità biologica, traendo così importanti informazioni sulla base biologica sulla quale il “sistema grotta” poggia. Inoltre sono stati effettuati campionamenti riguardanti la fauna invertebrata e vertebrata (chirotterofauna), per valutare la ricchezza e la biodiversità che la grotta di Ubavica ospita.
Tutte queste iniziative hanno contribuito di fatto alla realizzazione e fondazione dello Speleological Training Center in Vrutok (MK): un vero e proprio Centro di Speleologia permanente dover poter portare avanti attività di formazione speleologica e didattica ambientale a diversi livelli.
Contestualmente alle iniziative inerenti al progetto UNDP, sono state portate avanti le attività di esplorazione e ricerca intraprese nel biennio 2016-17. Si è ovviamente continuato a lavorare a più livelli sulla Grotta dei Teschi. La grotta che si trova nel territorio di Tajmishte, è posizionata orograficamente a est del grande altopiano di Mavrovo e, essendo collocata alla base di questo massiccio calcareo-carsico, le acque scorrono al suo interno alimentando una serie di risorgenze nei pressi dell’ingresso. La cavità, a percorrenza sub-orizzontale, si sviluppa su due livelli: quello superiore fossile e quello inferiore acquatico ed ancora attivo.
Esplorata per la prima volta durante la missione “Gostivar 2016” presentava il pavimento completamente ricoperto da uno spesso e compatto sedimento composto da fango, detriti e ossa umane. Su mandato della Procura Macedone veniva eseguita una perizia legale, con approccio multidisciplinare, su alcune ossa prelevate in situ. A tale scopo venivano coinvolti, oltre agli speleologi, l’Università di Urbino, i Laboratori Nazionali Gran Sasso e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (CHNet). L’esito della perizia riconduceva quelle ossa all’epoca tardo antica datandole tra il III ed il VI secolo.
Le successive ricerche (Mavrovo 2017) erano finalizzate all’individuazione dei motivi per cui erano presenti così tanti resti umani e per fare ciò era necessario studiare i flussi idrici, la geologia e lo sviluppo della grotta. È stata avviata la realizzazione di un rilievo in 3D che le condizioni ambientali della cavità non ci hanno permesso di ultimare. I dati così ottenuti ci hanno comunque permesso di orientare lo sviluppo della grotta all’interno del massiccio. Sono stati effettuati campionamenti delle rocce per l’analisi petrografica, rilievi di patine microbiologiche e prelievi di fauna invertebrata per caratterizzarne la diversità biologica. Infine si è oltrepassato oltrepassare un sbarramento di fango sedimentario che ci a permesso di esplorare circa 200 metri di nuovi cunicoli e gallerie interessati da diversi arrivi con notevoli portate d’acqua. Venivano inoltre coinvolti due archeologi italiani di fama internazionale in grado di meglio identificare il luogo e le genti. Infatti un iniziale studio di classificazione anatomica, sessuale e anagrafica, ci aveva fatto supporre che si trattasse di una popolazione eterogenea dove erano presenti entrambi i sessi e tutte le classi di età (feti, infanti, adolescenti, giovani-adulti, adulti ed anziani).
Il compito della missione “Mavrovo 2018” era stato definito quindi grazie alle osservazioni presentate dagli archeologi che lo ritenevano un possibile luogo di culto. Le ossa infatti presentavano delle macchie verdastre che l’analisi al microscopio elettronico confermavano essere causate dal contatto con bronzo e rame, quindi sicuramente di origine antropica. È stata condotta una ricerca stratigrafica su determinate aree che hanno riportato alla luce monili, monete e i resti di un’olla tutti coevi alla datazione delle ossa. A questo punto appare chiaro che, almeno per un certo periodo, questa grotta sia stata utilizzata come luogo sepolcrale anche se, visto lo spessore del sedimento che la ricopre, ancora molti sono i misteri che questo luogo mantiene in serbo e che saranno lo scopo delle future missioni.

Nelle due intense settimane di attività sono state infine portate avanti attività di esplorazione delle grotte sin ora trovate e battute esterne in cerca di nuove cavità.
La prima attività ci ha visti impegnati a Mavrovo nella grotta Belul, disostruendo uno stretto passaggio tra blocchi di frana, siamo riusciti a percorrere un centinaio di metri di galleria inesplorata. Purtroppo i nostri entusiasmi sono stati frenati quasi subito da una nuova imponente frana che blocca l’ evidente passaggio in uno stretto meandro in discesa.
Abbiamo rilevato e fotografato e individuato la presenza di molti pseudoscorpioni troglobi ancora in fase di studio. Ciò comunque, secondo lo zoologo Mattia Iannella, evidenzia indubbiamente che la grotta è contraddistinta da uno sviluppato ecosistema interno che ha permesso lo sviluppo e la diffusione di questi animali, e che la catena trofica in essa presente è senza dubbio molto ricca.
Questo dato rafforza le ipotesi esplorative sinora avanzate, insieme ai grandi ingressi trovati, alle risorgenze a valle individuate e alle distese di doline che caratterizzano molte parti dell’altipiano, induce a ipotizzare che sotto Mavrovo possa esserci un grande ed articolato complesso ipogeo ancora tutto da esplorare. Tuttavia gli antichi calcari triassici che costituiscono gran parte dell’altipiano di Mavrovo e le grandi frane post-glaciali che occludono i grandi ingressi raccontano dell’antico passato di queste montagne e di antichi sistemi idrogeologici sotterranei in cui non è semplice individuare una via d’ accesso.
La grande frana a Belul ci ha spinti a dirottare il poco tempo a nostra disposizione e le nostre energie per tentare di scavare un piccolo buco non molto distante, considerando sempre i circa 350 Kmq di Mavrovo, dalla grotta, nel tentativo di trovare la “porta” giusta.
Sinora il lavoro si è dimostrato abbastanza redditizio ma si prospetta lungo. Il notevole flusso d’ aria freddissima che fuoriesce dal buco pone interrogativi data la quota altimetrica cui è ubicato ma induce comunque a sognare e sperare che sia la strada giusta, e senz’altro questa attività sarà uno degli obiettivi per il progetto del 2019.
Le attività di ricerca esterna ci hanno invece permesso di trovare un nuovo pozzo sui monti di Shar, catena montuosa al confine tra Repubblica di Macedonia, Kosovo ed Albania.
I monti di Shar si estendono per circa 80 Km e ricoprono un’ area di circa 1600 Kmq. La catena presenta oltre 40 vette e picchi al di sopra dei 2000 m e proprio sulla principale, Titov Vrv (la vetta di Tito), che con i suoi 2747 mt è la seconda di Macedonia, è stata individuata la nuova grotta.
La cavità si apre con un pozzo ellittico a circa 2450 mt di quota, largo 4 mt nel punto più ampio ed è profondo circa una trentina di metri.
Il ritrovamento del pozzo ci ha molto sorpresi, nonostante avessimo già ipotizzato nel 2017 la sua esistenza visionando immagini satellitari e avessimo battuto infruttuosamente la zona.
La zona battuta è infatti caratterizzata da un grande scorrimento idrico superficiale che forma piccole cascate e forre a quote molto alte, segno evidente di rocce e sedimenti impermeabili sottostanti che non lasciavano sperare in fenomeni carsici rilevanti nell’ area.
Purtroppo un incidente, grave nella dinamica ma fortunatamente meno nelle conseguenze, accorso ad uno dei 5 esploratori impegnati ci ha impedito di scendere totalmente il nuovo pozzo e di proseguire le esplorazioni. La disavventura ha condizionato inevitabilmente anche gli ultimi giorni di spedizione e non ci ha permesso di ritornare al buco che dista ben 2 ore di fuoristrada, 3 ore di cammino e 1000 mt di dislivello dal piccolo paese di Popova Shapka, il più vicino alla grotta trovata.
Abbiamo deciso di chiamare questo pozzo “improbabile”, scenario di questa brutta avventura e che, per ben due volte in due anni di ricerche, ci è sfuggito, grotta Tyche.
Nella mitologia grecha Tyche era la personificazione della fortuna. Il termine ha la radice di accadere e ciò attribuisce ad esso una connotazione non solo di casualità, ma anche di inevitabilità. La Tyche è un forza impersonale, ritenuta in grado di travolgere completamente la vita degli uomini.
Termine più appropriato non avremmo potuto trovare per chiamare la nuova grotta che sarà senz’altro oggetto di nuove esplorazioni nel 2019.

PARTECIPANTI – Amici Cristina, Bellesi Giampaolo, Betti Michele, Berliocchi Giacomo, Bruffa Grazia, Carlocchia Cristina, Castronaro Gioia, Console Giulia, D’Eugenio Paola, Di Berardino Davide, Di Fabio Alberto, Doffo Alessandro, Emiliani Elena, Farinelli Stefano, Ferranti Daniele, Gianangeli Andrea, Gianfelice Martina, Guazzaroni Tatiana, Marini Alessandro, Marinelli Giorgio Antonio, Marinelli Luca, Pellegrini Emanuele, Tartaglini Matteo, Vaccarelli Ilaria, Volpe Stefano.

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